Focus: Il Minibasket Urania

Nuovo inizio ed immutato entusiasmo per il Mini e Microbasket di Urania che è ripartito di slancio dopo la lunga attesa. Non mancano entusiasmo e progetti tra tutto il mondo che segue la crescita dei piccoli potenziali Wildcats, settore seguito ormai da anni con grande impegno dal responsabile Giuseppe Pizzo.

Con lui lavora uno staff di prim’ordine tra i quali l’istruttore Nino Petrosino, deus ex machina della struttura di minibasket dei Wildcats: “Il minibasket per Urania – spiega Petrosino – rappresenta la base di una piramide al cui vertice c’è la prima squadra, nel mezzo il settore giovanile. Un ruolo chiave che garantisce a tutta la struttura di avere nuova linfa e solidità. Il minibasket è un’attività viva, una specie di vivace formicaio dove tutti si muovono in modo frenetico, con i bambini ovviamente fulcro e centro dell’attenzione. E che possono giocare all’insegna del divertimento, condividendo valori importanti come la socializzazione, l’aggregazione e il rispetto delle regole. Valori essenziali oggi nello sport ma anche nella crescita poi dei piccoli sia nel mondo della scuola e poi del lavoro. La pandemia ci ha recluso per un lungo periodo, ma nonostante tutto siamo sempre stati vicino alle esigenze dei bambini con collegamenti video in cui abbiamo proposto esercizi di sotto forma di giochi e successivamente in palestra con allenamenti individuali senza contatto e poi collettivi, sempre nel rispetto dei protocolli di sicurezza. Ora però è arrivato il momento di recuperare il tempo perduto, la voglia è tanta e siamo ripartiti con tanto entusiasmo”.
Un mondo ricco di emozioni e di gioie quello del Minibasket, ci accompagna alla scoperta di questo pianeta la giovane allenatrice Camilla Tenore, impegnata con diversi gruppi a partire dal Microbasket (bimbi dal 2018 al 2016) al Minibasket ( bimbi dal 2015 al 2012). Poi ci sono anche i 2011 e i 2010 che sono guidati dal suo caro amico e collega Petrosino.
Camilla racconta il suo percorso: “sono partita – racconta lei, romana di nascita ma perugina di adozione – seguendo  i gruppi del minibasket maschile a Perugia, precisamente alla Basket Academy a cui devo tutto. E’ stata il trampolino di lancio, la mia prima piccola famiglia che mi ha insegnato i valori della pallacanestro, ad essere sempre positiva in campo e ad amare questo bellissimo mondo . Arrivando a Milano ho avuto la possibilità di iniziare a collaborare con Urania, partendo con un piccolo gruppo il primo anno, sino ad arrivare ad avere diverse squadre. Penso che l’impegno, la dedizione e la passione paghino sempre e così è stato. Questa è la mia quarta stagione in maglia Urania e, nonostante il brutto periodo che abbiamo dovuto attraversare, non ho mai perso nemmeno per un’istante tutta la mia voglia di stare in campo con i bimbi. Anzi, le quarantene e i periodi lontani dai campi mi hanno dato la carica per tornare ancora con più energia di prima. Ho 25 anni, ed è da quattro anni che non vivo più con i miei genitori poiché loro sono a Perugia. Sono i miei più grandi fan, mi seguono da lontano e mi spronano ogni giorno a dare il massimo, perché siamo una famiglia di sportivi e quindi i sacrifici non ci hanno mai spaventato. Mi hanno aiutato a caricare la macchina per il mio primo trasloco e a cercare un trasporto per il mio cavallo. Non è una barzelletta (sorride Camilla), io qui oltre alla famiglia che è Urania, ho un bellissimo cavallo di nome Wistaria, per gli amici Paola, che mi accompagna tutti giorni in questo mio percorso. Vado a cavallo da, direi da sempre, ma solo negli ultimi dieci anni lo pratico a livello agonistico. Pratico salto ostacoli e attualmente sono vice campionessa italiana della mia categoria. Oltre al basket, ho questa valvola di sfogo al mattino che è allenarmi al Jumping Arcagnago con Filippo e Martina. Loro sono i miei istruttori, perchè nella vita non si smette mai di imparare e anche io da istruttrice (seppur di un altro sport) ho bisogno di una guida quotidiana. Sto scrivendo la tesi – ho studiato scienze motorie sportive e tra qualche settimana dovrei laurearmi-  proprio su di loro, in  particolare su Filippo che è l’unico allenatore e cavaliere in Italia ad essere senza udito ma con un impianto cocleare che gli permette di vivere la sua normale quotidianità.  Dopo aver finito in maneggio, la giornata prosegue andando in sede Urania. Quest’anno mi è stato affidato un compito davvero importante per me, tutta la gestione di segreteria del minibasket e non solo. Può sembrare’ facile arrivare in campo ed allenare le squadre, ma non avete idea del lavoro che esiste “dietro le quinte”. Ho avuto la fortuna di essere accolta subito molto bene – sottolinea Camilla- di imparare da gente competente e soprattutto di avere la voglia di lavorare dal giorno zero, perchè di lavoro c’è n’era per tutti! Scoprire come funziona una società come crea i programmi, organizza gli eventi. Osservare da vicino come si muove costantemente “macchina da guerra”, esperienza fantastica ed impagabile, quasi come girare un film, passando anche ora al PC. E quando questo  “film” viene proiettato, e piace a tutti, mi sento proprio appagata e consapevole di aver fatto la scelta migliore scegliendo Urania. La loro fiducia mi da nuova linfa, ed io spero di essere all’altezza delle loro richieste”.

Come funzionano i vari gruppi di minibasket Urania? Su cosa incentrate il “lavoro”, quali i piccoli trucchi per far divertire e crescere al contempo le vostre “creature”.

“I gruppi – spiega Camilla – sono divisi per annate, nel maschile troviamo dopo il Microbasket, i Pulcini, gli  Scoiattoli, gli Aquilotti e gli  Esordienti. Porsi degli obiettivi ad inizio anno penso che sia la cosa fondamentale su cui basare il lavoro della stagione: obiettivi basilari ma al contempo importanti. Ad esempio migliorare l’uso della mano sinistra, spesso “questa sconosciuta” per chi palleggia di destro. Determinante poi sono le caratteristiche di ogni singolo gruppo. Quest’anno, come da quattro anni a questa parte, collaboro con la mia migliore amica Mara nonché coinquilina. Stiamo riuscendo a lavorare aumentando anche un po’ il livello, perché abbiamo visto che i nostri giocatori riescono a seguirci con grande velocità”. Il nostro trucco? E’ che siamo amiche prima di essere colleghe, siamo telepatiche e questa complicità viene percepita subito anche dai nostri bimbi.. Il vero segreto è provare ad essere divertenti in campo e rendere ogni allenamento unico e diverso. Fare un po’ di show, ma allo stesso tempo essere professionali, bisogna provare a realizzare questo giusto equilibrio. Quest’anno siamo ripartite alla grande anche con il Microbasket, fermo ormai da due anni. è stato bellissimo ed emozionante vedere questi piccoletti di tre anni entrare in campo per la prima volta e farci domande del tipo “perchè ci sono due canestri in campo?” oppure “maestra perchè la palla scappa in tutte le direzioni?”. Diciamo che ci facciamo delle grosse risate perchè ogni volta non sai mai cosa ti potrà chiedere un nanetto di tre o quattro anni. Abbiamo preso una laurea in “allacciature di scarpe”, siamo diventate velocissime come al pit stop della formula uno.

Allenando i bambini piccoli si hanno soddisfazioni di continuo – ricorda Camilla- perché ogni miglioramento è un grande traguardo. Quando un bambino si avvicina e ti dice “lo sai Cami, oggi ho segnato il mio primo canestro!”, ecco io torno a casa con il sorriso e con il pensiero di fare il lavoro più bello del mondo. Ricordo ancora la prima partita ufficiale che ho fatto qui a Milano da capo allenatore (del gruppo 2013) in cui furono segnati i primi canestri. Vidi per la prima volta  i germogli di una squadra, anche solo per il fatto di incitare i compagni in campo, per la prima volta osservai con grande piacere che tutto il lavoro svolto in palestra era davvero quello giusto. Di recente ho partecipato ad un torneo con il gruppo più giovane del Minibasket: Pulcini 2015 e scoiattoli 2014. Era la nostra prima partita insieme e devo dire che abbiamo iniziato con il botto perchè eravamo nella nostra “grande casa”, eravamo all’Allianz Cloud proprio dove la serie A2 di Urania disputa le partite. Vado sempre in tribuna a vedere le partite della prima squadra e da quest’anno do una mano anche per il Game Day, ma quel giorno c’ero io in campo, c’ero io ad allenare. C’era tantissima gente e la mia voce tremava tra le mura del palazzetto, ero emozionatissima, probabilmente più dei bambini. Ho guardato Mara e le ho detto: “sarà un bellissimo disastro, ma ce lo ricorderemo per sempre”. Questo gruppetto di bimbi si allena solo da quasi due mesi e ancora abbiamo tantissimo su cui lavorare, ma partendo da zero è molto più facile che aggiustare un qualcosa che c’è già da tempo. Loro sono stati bravissimi, ci hanno ascoltato fin dal primo giorno e si sono impegnati tantissimo. Quando gli abbiamo detto che avremmo partecipato ad un torneo così importante per noi, un bambino ha esordito con “Cami, ma davvero giochiamo in questo campo o è uno scherzetto di Halloween?”. Ero la più giovane ad allenare,  alle prime esperienze e comunque ho cercato insieme a Mara di caricare i bimbi, di far passare il nostro solito messaggio: “per prima cosa ci dobbiamo divertire, poi ci dobbiamo ricordare il bambino da marcare ed infine la più importante, se siamo qui è perchè siamo una squadra che vince e che perde insieme, se siamo qui è perchè noi allenatrici sappiamo che voi siete in grado di farcela perchè noi crediamo in questo bellissimo gruppo”. Dopo aver fatto il nostro urlo “ uno, due, tre Baby Wildcats” abbiamo chiamato i primi quattro bimbi che avrebbero aperto le danze. Li ho guardati in faccia ed ho visto il terrore nei loro occhi. Non immaginate cosa significhi giocare in un campo simile, finchè non calpesti quel parquet sembra tutto così facile, ma in realtà è difficile anche solo aprire la bocca e provare a dire qualcosa. La voce rimbomba in tutto il palazzetto, ogni respiro sembra infinito e i minuti di gioco sembrano non passare mai. Io e Mara abbiamo cercato di dare la carica giusta supportandoci a vicenda e cercando di divertirci il più possibile perchè comunque occasioni del genere non capitano spesso nella vita. è stato lo spettacolo più bello del mondo: i primi minuti sono stati davvero divertenti perchè i nostri bimbi erano un po’ spaesati in campo e non si ricordavano nemmeno il loro nome, quando urlavo come una cornacchia per aiutarli e dare suggerimenti, loro nemmeno si giravano e sembravano zombie in campo. Poco dopo però si sono sciolti e hanno pensato a quello che gli avevamo detto prima “divertirsi e basta, perchè la pallacanestro a queste età deve essere solo un gioco, un divertimento e il tabellone per fare canestro deve essere il loro migliore amico.” Ci siamo sbloccati tutti quanti, abbiamo iniziato a tifare dalla panchina seguiti dal gruppo di genitori sugli spalti. Finalmente è arrivato il nostro primo canestro, il primo di una lunga serie, e tutto il mondo Urania che era lì a sostenerci, esultando come per una vittoria dell’Italia ai Mondiali di calcio. A fine torneo i bambini erano così felici come non mai: saltellavano per tutto il palazzetto ed è stato faticosissimo rincorrere queste cavallette per portarli a far merenda. La cosa più emozionante è stato l’abbraccio che abbiamo ricevuto poco dopo, il “grazie siete le maestre più brave e divertenti del mondo” “quando facciamo la prossima partita?” e “possiamo giocare sempre qui? è bello, si palleggia bene e poi i nostri genitori possono venire a vederci così li posso salutare dalla panchina! “.

Come spiegheresti ad un genitore perché è bello ed entusiasmante iniziare a giocare a basket.

“Noi saremo sicuramente di parte – esordisce Camilla – ma il basket è pazzesco, fantastico. E’ uno sport che ti insegna a rispettare le regole, a lavorare in un gruppo e ad usare la testa. Senza contare anche che ti aiuta nella coordinazione motoria. Ai genitori dei nostri bimbi diciamo che è importante che facciano uno sport di squadra perché è fondamentale per la socializzazione, saper condividere vittorie e sconfitte sostenendosi sempre. Poi, se decidono di fare minibasket, ancora meglio. Molti dei nostri giocatori, da quando hanno iniziato a giocare, sono cambiati molto dal punto di vista del carattere; hanno capito cosa significa stare in un gruppo, lavorare in sinergia per raggiungere un obiettivo, dare il meglio per la squadra.”

Il momento in cui il minibasket ha scelto te e quanto ti ha dato ed insegnato nella tua crescita individuale.

Il minibasket – spiega Camilla – mi ha scelto nel momento in cui, giorno dopo giorno, arrivando in palestra sentivo sempre di più l’affetto dei bimbi ed il benessere mentale e fisico che avevano nello stare in palestra. Mi ha dato molto a livello personale, mi ha aiutato a crescere, ad uscire dalla mia timidezza perché parlare di fronte ad un gruppo di bambini ed essere chiara nelle richieste non è da tutti. Ho imparato a mettermi alla loro altezza, per capirne i bisogni e provare a tirare fuori il meglio da loro”.

Camilla & Mara, partnership in crime perfetta, come è lavorare insieme e come è nata questa collaborazione.

Partiamo con il dire che, nonostante i 50 messaggi che ci scambiamo alla mattina – sorride Mara – , il viaggio casa-palestra lo passiamo al telefono. E chi trova parcheggio per prima, poi sale in macchina con l’altra per cercarlo. E puntualmente Camilla lo trova prima. La nostra collaborazione è nata per caso con il microbasket, circa 4 anni fa; ringraziamo Giuseppe Pizzo (responsabile di mini e microbasket di Urania) per aver creato questo duo da mani nei capelli. Diciamo che, iniziando con il microbasket, ci siamo dovute coalizzare subito (insieme anche all’altro nostro amico e collega Davide) altrimenti a “mago ghiaccio” non ci liberava nessuno. Lavorare insieme è molto facile, spiega Camilla – ci viene spontaneo perché c’è intesa, complicità. In più i nostri ruoli sono intercambiabili, quindi anche questo ci aiuta un po’ con la gestione in palestra. La nostra caratteristica migliore e più efficace, oltre ad avere dei lunghissimi capelli, è quella di possedere due voci leggermente squillanti. Ci sentono anche fuori dalle palestre. Con le mascherine stiamo avendo qualche problema in più, ma ce la facciamo lo stesso. C’è un solo problema – racconta divertita Mara -: ogni tanto capita che ci sia una giocatrice in più, che è Camilla, che si ostina a mettersi in mezzo ai bambini e si confonde dall’alto del suo 1,60 cm, si vuole sentire ancora come una bimba”.

La pandemia ha stravolto programmi ed adesioni durante questo anno e mezzo. Quale secondo te  il messaggio ed il segnale per ripartire con entusiasmo?

Il Covid ci ha danneggiato molto a livello di numeri perché, essendo uno sport di contatto, molti genitori erano un po’ dubbiosi. A questo aggiungiamo che molte palestre non ci hanno dato la concessione ed il gioco è fatto. Nonostante questo non ci siamo scoraggiate ed abbiamo comunque cercato di tenere i gruppi uniti seppur a distanza. Già a Marzo 2020 ci eravamo attrezzate per fare allenamenti online, per la gioia di tutti i nostri vicini che hanno ricevuto, come “risarcimento” dei dolci per il disturbo arrecato. L’attività più impegnativa, però, è stata l’organizzazione per tutta la società di interviste con giocatori e giocatrici di serie A e di A2. Ringraziamo Zoom – racconta Camilla – per averci supportato e sopportato in questa impresa. Anche a Novembre 2020, con la zona rossa in Lombardia e quindi la sospensione degli allenamenti, siamo riuscite a continuare a far allenare (da casa) i bambini. Il nostro messaggio – concludono Mara e Camilla – è che non bisogna avere paura di venire a giocare. In questo complicato momento storico si può avere timore ma abbiamo sempre rispettato tutte le regole e le linee guida fornite da FIP e dai relativi protocolli, l’obiettivo primario è sempre l’assoluta salvaguardia dei nostri ragazzi/e. Vi aspettiamo a braccia aperte per farvi vivere le emozioni di questo fantastico sport e per farvi apprezzare quanto siano squillanti le nostre voci durante gli allenamenti!”.

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